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La supervisione lontano da casa : sfide cliniche, culturali e professionali

2016 - Franco Angeli

49-67 p.

L'articolo analizza alcune delle sfide sollevate dalla supervisione clinica con i cosiddetti routers, le persone in formazione che vivono in paesi con tradizioni culturali, sociali e politiche diverse da quelle dei supervisori. In una sorta di dialogo, gli autori analizzano gli effetti che le loro culture originarie e i valori dei loro istituti di appartenenza hanno esercitato sugli stili e i modelli della supervisione analitica. Il dialogo ruota intorno al significato del concetto di "casa" e alla nostalgia che si prova lavorando all'estero; su cosa significhi essere stranieri in paesi in cui la psicologia analitica è una disciplina relativamente recente.

Gli autori illustrano anche i risultati di un'indagine qualitativa nella quale gli analisti che lavorano all'estero e le persone supervisionate riflettono sulle loro esperienze e sull'incontro con la diversità. Il dialogo termina con una riflessione su ciò che gli autori hanno imparato dal lavoro di supervisione in paesi diversi dal proprio e sulle implicazioni di una maggiore flessibilità nell'utilizzo dei concetti junghiani, nonché su quanto il viaggiare possa cambiare le modalità di lavoro. [Testo dell'editore].

This paper explores some challenges of supervising clinical work of trainees, known as "routers", who live in countries with diverse cultural, social and political traditions, and the analysts who travel to supervise them. It is written as an evolving dialogue between the authors, who explore together the effects of their own culture of origin, and in particular, the legacy and values of their own training institutes on the styles and models of analytic supervision. Their dialogue is framed around the meaning of home and experiences of homesickness for analysts working away from home in an interactive field of strangeness in countries where analytical psychology is a relatively new discipline. The authors outline the findings from their own qualitative survey, where other supervisors working abroad, and those they have supervised, describe their experiences and their encounters with difference. The dialogue ends with both authors discussing what they have learned about teaching and supervising abroad, the imp

lications for more flexible use of Jungian concepts, and how such visits have changed their clinical practice in their home countries. [Publisher's Text].

Fait partie de

Studi junghiani : rivista semestrale dell'Associazione italiana di Psicologia Analitica : 44, 2, 2016