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Formazione e trasformazioni nei gruppi analitici (1989)

2023 - Franco Angeli

11-21 p.

L'autore evidenzia l'ancoraggio del modello psicoanalitico classico al paradigma epistemologico della semplicità lineare, ovvero dell'originarietà . La "semplicità " di un'interpretazione intesa come traduzione univoca del linguaggio inconscio entra inevitabilmente in crisi di fronte al gruppo, realtà che può essere "abbracciata" soltanto attraverso un'epistemologia della complessità . L'autore descrive gli ordini di complessità specificamente esperibili in un setting gruppale (intero/parte, soggetto-osservatore/oggetto-osservato), i quali si intrecciano inscindibilmente con la complessità identificatoria (gruppalità interne). L'interpretazione, nella sua visione, è piuttosto un atto narrativo o costruttivo in cui ciascuno dei partecipanti alla relazione analitica dà significato alla propria esperienza di attraversamento di quella "materia gruppale" di cui egli stesso fa parte. Egli si sofferma quindi sui concetti di formazione e con-formazione per sostenere che una pratica analitica

che si muova in un orizzonte narrativo-ermeneutico, privilegiando metodicamente l'esperienza vissuta, si caratterizza necessariamente come una pratica trasformativa delle relazioni presenti nel campo analitico, un processo che implica la messa in crisi per tutti gli interlocutori delle rispettive "formazioni" pietrificate. In questa reciprocità formativa la posizione specifica dell'analista si fonda su una maggiore "capacità negativa" che gli consente di mantenere viva la sua funzione di "supervisore" degli atti interpretativi. [Testo dell'editore]

The Author highlights the anchoring of the classical psychoanalytic model to the epistemological paradigm of linear simplicity, or originality. The "simplicity" of an interpretation understood as the univocal translation of unconscious language inevitably comes into crisis in the face of the group, a reality that can only be "embraced" through an epistemology of complexity. The author describes the orders of complexity specifically experienced in a group setting (whole/part, subject-observer/object-observed), which are inextricably intertwined with the identificatory complexity (internal group dynamics). In his view, interpretation is rather a narrative or constructive act in which each participant in the analytical relationship gives meaning to their own experience of traversing that "group material" of which they are a part. He then focuses on the concepts of formation and con-formation to argue that an analytical practice moving within a narrative-hermeneutic horizon, that

methodically prioritizes lived experience, is necessarily characterized as a transformation practice of the relationships present in the analytical field, a process that implies a crisis for all interlocutors of their respective petrified "formations". In this mutual process of formation the specific position of the analyst is based on a greater "negative capability" that allows them to keep alive their function as a "supervisor" of interpretative acts. [Publisher's text]

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Gruppi : nella clinica, nelle istituzioni, nella società : 1-2, 2023