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Scrivere in inglese, scrivere all'inglese (nota critica)

2024 - Franco Angeli

1-16 p.

L'istituzione nel 2006 dell'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario ha contribuito ad aumentare la pressione su studiosi e ricercatori del campo umanistico sia nella direzione della "produttività", sia nell'incentivazione all'abbandono della lingua italiana nella scrittura accademica in favore dell'inglese, imposto come unicalingua regolamentare per l'allestimento dei progetti di ricerca. Secondo l'Autore, questo fenomeno, presentato in modo neutro come un mezzo per facilitare lo scambio tra imembri della "comunità scientifica", danneggia il pluralismo e concorre alla riduzionedella complessità dei discorsi.

Tra i principali effetti collaterali, si segnalano la traduzione sistematica delle citazioni di fonti in originale, la delegittimazione dello stile el'espulsione di qualsiasi elemento di letterarietà nella prosa scientifica: tale accanimento livellatore, talvolta applicato in maniera indiscriminata nei processi di revisione trapari, rifiuta come inutili estetismi elementi sostanziali dei discorsi, e finisce per impoverire gravemente i contenuti delle ricerche pubblicate, discriminando campi di studiocaratterizzati dalla massima attenzione al testo e al significato delle parole, come lastoria e la filologia. [Testo dell'editore].

The creation in 2006 of the National Agency for the Evaluation of the University System has contributed to increasing pressure on scholars and researchers in the humanities, both in terms of "productivity" and as an incentive to abandon the Italian language in academic writing in favour of English, imposed as the sole legal language for the development of research projects. According to the author, this phenomenon, neutrally presented a means of facilitating exchanges between members of the "scientific community", damages pluralism and contributes to reducing the complexity of discourse. The main side effects include the systematic translation of source citations into English, the delegitimisation of style and the elimination of all elements of literary expression from scientific prose.

This levelling zeal, sometimes applied indiscriminately in peer review processes, rejects as unnecessary aesthetic elements that are substantive to the discourse, ultimately impoverishing the content of published research and discriminating against fields characterised by the utmost attention to text and word meaning, such as history and philology. [Publisher's Text].

Fa parte di

Società e storia : 186, 4, 2024