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Die Lamentationen von Francesco Antonio Vallotti (1677-1780) im Kontext der Gattungsgeschichte

2021 - Leo S. Olschki

P. 33-68

  • Tra il 1731 e il 1743, Francesco Antonio Vallotti mise in musica tutte e nove le lamentazioni per gli Uffici delle tenebre. I brani, a voce sola, sono composti nello stile concertato: un'orchestra d'archi accompagna il canto nella prima e nella terza lezione di ciascun giorno; la strumentazione delle lezioni centrali è invece affidata al violoncello solista e al basso continuo. Le quattro Lamentazioni composte nel 1731 e nel 1732 contano fino a 13 brevi movimenti. Vallotti compose le lettere ebraiche in forma di arie e i versetti come recitativi.
  • A partire dal 1737, le Lamentazioni constano invece di soli tre movimenti: il versetto finale Jerusalem, convertere occupa un movimento a sé stante, mentre il testo che lo precede è diviso sostanzialmente a metà tra i primi due movimenti. Per questi movimenti Vallotti adotta una soluzione del tutto personale: i brani sono basati sull'alternanza di brevi sezioni ariose e recitative, unificate dal motivo strumentale ricorrente del ritornello.Tipico dell'armonia di Vallotti è l'accordo di settima diminuita di doppia dominante, con la prima terza diminuita.
  • Anche delle dissonanze Vallotti fa un uso alquanto singolare, in quanto egli lascia spesso risuonare in simultanea, in voci diverse, sia il ritardo sia la sua risoluzione. Il tessuto melodico per formule iterative, l'abbondante ricorso alla progressione, l'ordito articolato e differenziato della scrittura rispondono ancora al gusto ‘barocco'. Per altro verso, gli accordi alterati, gli occasionali passaggi di note ribattute al basso – indice di un rallentamento del ritmo armonico – e le frequenti appoggiature melodiche possono già essere visti come avvisaglie di una nuova èra. Le Lamentazioni di Vallotti sono musica liturgica di consumo nel senso migliore del termine, non senza alcune notevoli qualità individuali. [Testo dell'editore]

Fa parte di

Saggiatore musicale : rivista semestrale di musicologia : XXVIII, 1, 2021