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L'attività elettrica cerebrale (EEG) predice la presenza del ricordo dei sogni?

2017 - Franco Angeli

79-99 p.

  • L'osservazione empirica delle caratteristiche dei sogni ha rilevato che i contenuti onirici possono essere tra loro molto vari, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Per alcuni decenni la ricerca scientifica sul dreaming ha attribuito tali differenze alla specifica azione esercitata dallo stadio di sonno REM (Rapid Eye Movement) e dallo stadio di sonno NREM (Non-Rapid Eye Movement). In seguito, vari studi hanno cercato di superare la questione relativa alla dicotomia REM/NREM in merito alla produzione dei sogni. Fra questi, i contributi provenienti dagli studi di lesione, dalle ricerche di neuroimaging e dai metodi polisonnografici hanno permesso di chiarire, almeno in parte, quali siano le strutture cerebrali maggiormente coinvolte nella generazione dei sogni. Alcune di queste strutture sembrerebbero coinvolte isomorficamente nell'elaborazione dell'attività cognitiva durante la veglia.
  • D'altra parte, ulteriori studi riportano una correlazione tra la rievocazione dell'attività onirica e una maggiore attivazione corticale durante il sonno. Attualmente, uno degli obiettivi principali è quello di chiarificare se la presenza del ricordo onirico possa essere predetta da specifiche attività oscillatorie a livello corticale oppure se dipenda dall'influenza di variabili di tratto che determinano differenze interindividuali nella capacità di richiamare i sogni al risveglio. Scopo della review è quello di illustrare in che modo il paradigma dicotomico sulla generazione del sogno si sia evoluto nel tempo e quali siano state le strade intraprese per superare tale questione. Saranno presi in considerazione gli studi che hanno apportato un contributo innovativo alla ricerca sui sogni, conducendo alla formulazione dei recenti ipotesi teoriche, valutando, in ultima analisi, l'auspicabile possibilità di procedere verso una teoria unificata del dreaming. [Testo dell'editore].
  • Empirical observations of dream characteristics reveal very different contents, both from a qualitative and a quantitative point of view. For a few decades, the scientific study of dreams attributed this variability to the specific action exercised by the two phases of rapid-eye-movement sleep (REM) and non-rapid-eye-movement sleep (NREM). Thereafter, a number of research studies re-examine the REM/NREM dichotomy in dreaming. Lesion studies, among others, using neuroimaging techniques and polysomnographic (PSG) methods start to illustrate which brain areas are more involved in generating dreams. Some of these brain areas seem also to be involved in the elaboration of cognitive activities during wakefulness (using an isomorphic approach).
  • Moreover, further studies underline the correlation existing between dream recall and higher cortical activation during sleep. Nowadays, one of the main aims of research is to clarify whether the presence of dream memories can be predicted by specific oscillatory EEG activities, or derives from trait-like factors which determine inter-individual differences in the ability to recall dreams on awakening. The present review illustrates in what way the dichotomous paradigm on the generation of dreams evolved over time and describes the steps taken to tackle this issue. The authors examine the studies that offer an innovative contribution - to the research on dreams - and formulate the current theoretical hypotheses, considering also, eventually, the auspicious prospect of moving towards a unified theory of dreaming. [Publisher's Text].

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Rivista sperimentale di freniatria : la rivista dei servizi di salute mentale : CXLI, 2, 2017