Clio, ci senti? Fonti e archivi orali per la ricerca storica : il "caso" italiano
185-206 p.
Esiste ancora oggi un problema di legittimazione storiografica della metodologia della storia orale nell'università italiana. Non solo la storia orale è poco praticata da chi studia la storia contemporanea, ma anche gli archivi orali già esistenti non sono consultati da ricercatori e ricercatrici che pure sarebbero tenuti a farlo per il tipo di ricerche che conducono. Le sintesi storiografiche recenti di storia dell'Italia repubblicana scritte da autori italiani non fanno uso di fonti orali né fanno riferimento alla storiografia che le ha utilizzate. In Italia non esistono libri che affrontano la storia sociale del Paese nel lungo periodo utilizzando in maniera sistematica le fonti orali. Anche nell'ambito degli ego-documenti usati in storiografia, in Italia le "scritture autobiografiche" (lettere, diari, memorie di gente comune) hanno ottenuto uno spazio di legittimazione molto maggiore rispetto alle fonti orali. Tutto ciò ha almeno tre spiegazioni.
In primo luogo, lo scarso sviluppo dei sound studies nella storiografia italiana, le pratiche di ricerca e l'approccio di molti storici italiani dell'età contemporanea, i quali privilegiano la storia politica istituzionale e hanno poco interesse per la storia sociale e per la storia dei soggetti collettivi (le donne, i lavoratori, le periferie). Ma c'è anche un problema legato anche alle condizioni in cui si trovano gli archivi di fonti orali: essi sono poco accessibili e non hanno gli strumenti che ne facilitano l'utilizzo: cataloghi, indici, schede, trascrizioni. Manca, infine, una esperienza collaudata e condivisa di riuso storiografico delle "fonti orali d'archivio", cioè delle interviste fatte da altri, nel passato, a persone e gruppi sociali che non sono più nella disponibilità ricercatori del presente. [Testo dell'editore].
There is still a problem of historiographical legitimisation of oral history methodology in Italian universities today. Not only is oral history rarely practiced by contemporary history scholars, but existing oral archives are also not consulted by researchers who would, in fact, be expected to use them given the nature of their studies. Recent historiographical syntheses on the history of Republican Italy written by Italian authors do not make use of oral sources, nor do they reference the historiography that drew on them. In Italy, there are no books that systematically use oral sources to address the country's social history over the long term. Even within the realm of ego-documents used in historiography, "autobiographical writings" (letters, diaries, memoirs of ordinary people) have achieved far greater legitimisation in Italy than oral sources. This situation has at least three explanations.
First, the underdevelopment of sound studies in Italian historiography and the research practices and approaches of many Italian contemporary historians, who tend to prioritize institutional political history and show little interest in social history and the history of collective subjects (such as women, workers, and marginalized communities). Second, there is a problem related to the condition of oral archives: they are difficult to access and they lack tools facilitating their use, such as catalogs, indexes, cards, and transcriptions. Finally, there is an absence of a tested and shared experience of historiographical reuse of "archival oral sources", meaning interviews conducted in the past with individuals and social groups that are no longer accessible to present day researchers. [Publisher's Text].
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Italia contemporanea : 307, 1, 2025-
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Information
DOI: 10.3280/ic307-oa1
ISSN: 2036-4555
KEYWORDS
- fonti orali, sound studies, archivi orali, storiografia, riuso