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Tutela della concorrenza e mercato del lavoro : gli interventi delle Autorità di concorrenzae le recenti evoluzioni della giurisprudenza

2025 - Franco Angeli

465-486 p.

Il presente contributo analizza il rapporto tra tutela della concorrenza e mercato del lavoro. In passato, infatti, le Autorità di concorrenza ritenevano che la disciplina della tutela della concorrenza, che ha ad oggetto il corretto funzionamento dei mercati dei prodotti e servizi e il benessere dei consumatori, non comprendesse anche altri obiettivi, come la tutela dei lavoratori, oggetto di altri plessi normativi e politiche pubbliche. Tuttavia, i più recenti studi economici hanno dimostrato come il potere di acquisto dei datori di lavoro, esercitato dal lato della domanda attraverso la fissazione di salari bassi e condizioni di lavoro precarie, può costituire, insieme agli altri, un fattore significativo nella compressione dei redditi da lavoro, che si è osservata a partire dagli anni '80. Da qui la riflessione su come le Autorità antitrust possano intervenire, con i loro strumenti tradizionali (intese restrittive della concorrenza, abuso di posizione dominante e controllo sulle

concentrazioni), al fine di garantire il corretto funzionamento del mercato del lavoro. I lavoratori, soprattutto se altamente specializzati, rappresentano un fattore produttivo essenziale per la ricerca e l'innovazione e un'importante fonte di pressione competitiva nei mercati del lavoro che funzionano correttamente. Dal 2020 ad oggi sono numerosi gli interventi delle Autorità di concorrenza di tutto il mondo e della Commissione dell'Unione europea, che considerano una priorità la repressione degli accordi c.d. no poach, con cui due o più imprese concorrenti si impegnano ad astenersi dal sollecitare, assumere o reclutare i rispettivi dipendenti oppure degli accordi volti a fissare gli stipendi (al ribasso). L'orientamento è quello di qualificare tali condotte quali restrizioni "per oggetto", per le quali le Autorità di concorrenza non sono tenute a dimostrare gli effetti pregiudizievoli derivanti in concreto dall'illecito. Prime conferme di tale orientamento sono arrivate anche dalla

Corte di Giustizia. Anche nel controllo sulle concentrazioni sta assumendo rilievo, nella valutazione complessiva degli effetti dell'operazione, il possibile effetto negativo sui lavoratori. I primi casi di divieto dell'operazione a causa dei potenziali effetti negativi sui salari dei lavoratori si registrano negli Stati Uniti, ma segnali di riflessione in questo senso si registrano anche in Europa. [Testo dell'editore]

This contribution examines the intersection between competition law enforcement and the regulation of labor markets. Traditionally, competition authorities have considered that the objectives of competition law ensuring the proper functioning of product and service markets and safeguarding consumer welfare did not encompass broader policy concerns such as the protection of workers, which were entrusted to other regulatory regimes and public policies. Recent economic research, however, has highlighted how employers' buyer power, exercised on the demand side through the imposition of low wages and precarious working conditions, has been a significant factor in the long-term stagnation and compression of labor income since the 1980s. This development has prompted renewed reflection on the role of antitrust authorities and the extent to which their traditional instruments (prohibition of restrictive agreements, abuse of dominance, and merger control) may contribute to the proper

functioning of labor markets. Workers particularly those with high levels of specialization are now increasingly recognized as a crucial input for innovation and a source of competitive pressure in well-functioning labor markets. Since 2020, a growing number of enforcement actions by competition authorities worldwide, as well as by the European Commission, have prioritized the prohibition of socalled no-poach agreements, under which competing firms commit not to solicit, hire, or recruit one another's employees, and of wage-fixing agreements. The prevailing approach is to treat such conduct as restrictions "by object," thereby dispensing competition authorities from the need to demonstrate actual anticompetitive effects. Early confirmations of this approach have also been provided by the Court of Justice. Furthermore, in the field of merger control, the potential adverse effects on workers are beginning to be taken into account in the overall assessment of concentrations. The first

prohibitions of merger transactions on the basis of potential negative effects on employees' wages have emerged in the United States, and early signs of a similar orientation are observable in the European debate. [Publisher's text]

Ist Teil von

Giornale di diritto del lavoro e di relazioni industriali : 187, 3, 2025