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Riflessioni sulla difficile esperienza di supporto psicologico a migranti richiedenti asilo

2022 - Franco Angeli

110-126 p.

  • Gli autori riflettono sulle difficoltà di comprensione tentativi di omologazione e fraintendimenti e sui complessi meccanismi psichici che si verificano negli operatori dei centri di accoglienza per migranti e negli stessi psicoterapeuti deputati a fornire supporto psicologico. Si soffermano sulle manifestazioni di sofferenza posttraumatica di coloro che vivono il dramma dello sradicamento, del pericolo di vita, di forme di schiavitù, di assenza di progettualità e di brusca caduta dentro un mondo di cui non capiscono le regole. Un mondo che dicendo di accoglierli li controlla, li segrega, e all'improvviso li dimette dai centri di accoglienza supponendo in loro una capacità di adattamento, integrazione e resilienza.
  • Le esperienze traumatiche spesso e per molto tempo non trovano parole né adeguate rappresentazioni simboliche, per cui "parlano" attraverso somatizzazioni, lamentele fisiche, richiami a modelli della cultura d'origine, con effetto di sconcerto e di impotenza in coloro che sono chiamati all'ascolto e alla comprensione. Le differenze culturali pongono, secondo gli autori, non soltanto problemi di corretta interpretazione dei disagi e dei sintomi riferiti, ma anche domande sull'adeguatezza del setting e delle chiavi interpretative in uso nella nostra cultura. Nell'articolo si fa riferimento ad alcuni approcci transculturali e alla necessità, per gli psicoterapeuti, di uno spazio condiviso di confronto su vissuti controtransferali, spesso pesanti come macigni che, se non compresi ed elaborati, possono indurre ad atteggiamenti di rinuncia e di evitamento. [Testo dell'editore].
  • The authors reflect on the difficulty in the understanding resulting inattempts at homologation and misinterpretations and on the complex psychic mechanisms that occur among the staff of the receptioncentres for migrants and even among the psychotherapists appointed to providethe migrants with psychological support.They consider the manifestations of the posttraumatic suffering of those who endure the dramatic experiences of uprooting, lifethreatening events, different forms of slavery, impossibility or incapacity to plan for the future, and of an abrupt, harshdescent into a world with rules migrants don't understand. A world that, despite its pretence of welcoming them, controls them, segregates them, and then suddenly releases them from the reception centresin the assumption that they have the skills and resilience to adapt and integrate.
  • Often, and over a lengthy period of time, traumatic experiences don't find words nor adequate symbolic representations, and henceforth they "speak" through somatizations, physical complaints, references to examples and models belonging to the culture of origin, all of which results in bewilderment and helplessness among those who are supposed to listen and comprehend. According to the authors, cultural differencespose not only the problem of the correct interpretation of the uneasiness and symptoms mentioned, but also questions on the adequacy of the setting and the interpretative keys utilised in our culture. The article mentions some transcultural approaches and the psychotherapists' need for a shared space for comparison on countertransferal life experiences, often overwhelming, which, if not understood and processed, may lead to attitudes of renunciation and avoidance. [Publisher's text].

Fa parte di

Interazioni : clinica e ricerca psicoanalitica su individuo-coppia-famiglia : 55, 1, 2022