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L'approccio multidimensionale al recovery nella grave malattia mentale : oltre la dimensione della cronicità

2018 - Franco Angeli

19-42 p.

  • Recentemente, la ricerca sta facendo significativi progressi non solo nella comprensione delle diverse funzioni cerebrali, ma anche su come migliorare il controllo dei sintomi, la funzione cognitiva, i comportamenti psicosociali, la qualità della vita e la self-agency nelle persone con malattie mentali gravi e persistenti. In molte di queste aree esistono interventi riabilitativi efficaci e gli esiti di recovery cominciano ad essere maggiormente definiti. È ormai assodato che i pazienti sono eterogenei nel loro percorso di ripresa, il quale si declina in diverse dimensioni, relativamente indipendenti l'una dall'altra. Nell'articolo si propone di definire il recovery in termini di miglioramenti in aree specifiche, piuttosto che a livello globale e generalizzato. Tale approccio potrebbe consentire sia di utilizzare una terminologia più peculiare, per facilitare la comunicazione tra professionisti, pazienti, famiglie, politici e amministratori, sia di superare l'equivalenza cronicità/immodificabilità, dato che
  • la misurazione degli esiti riguarda dimensioni tra loro strettamente correlate. Ciò significa che un paziente non è "cronico", ma funzionale o disfunzionale a seconda dei domini interessati. Elemento fondante di quanto finora affermato è il principio dell' "assistenza centrata sulla persona", ispirata alla dimensione olistica, all'individualizzazione e all'integrazione dei trattamenti, al riconoscimento della persona oltre la malattia e alla collaborazione tra tutte le competenze professionali coinvolte nel piano di trattamento. Essa è l'opposto dell' "assistenza centrata sulla malattia" o della "cura centrata sul medico" e si realizza nel "modello organizzativo integrato e orientato al destinatario", strutturato in team interdisciplinari, i cui professionisti provengono da diverse organizzazioni socio-sanitarie e condividono un comune paradigma. [Testo dell'editore].
  • Nowadays, research has made significant progress, not only in understanding the different brain functions, but also in improving symptom control, cognitive functions, psychosocial behaviors, quality of life and self-agency in people with severe and persistent mental illnesses. Effective rehabilitation interventions exist in many of these areas and the outcomes of recovery are becoming clearer. It is now well-known that each patient has its own path of recovery, comprising different and relatively independent domains. The author proposes to define recovery highlighting improvements in specific areas, rather than on a global and generalized level. This approach enhances the use of a more precise terminology and facilitates communication - between professionals, patients, families, politicians and administrators - and helps also to overcome the equivalence between chronicity and immutability, considering that outcome measurements take into account closely related domains. Hence, a patient is not to be considered
  • "ontologically chronic", but 'functional or dysfunctional' depending on the domain involved. The author, in this article, underlines the fundamental principle of "person-centered care", based on a holistic approach, individualized and integrated treatments and professional collaboration. This approach counters "disease or physician centered" care and proposes an "integrated and user-oriented organizational model", with interdisciplinary teams - from different social or health services - sharing a common paradigm. [Publishers' text].

Fa parte di

Rivista sperimentale di freniatria : la rivista dei servizi di salute mentale : CXLII, 3, 2018