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Il ruolo delle affordances e il sé agente nella cognizione del rischio

2018 - Franco Angeli

187-219 p.

  • Muovendo da una prospettiva embodied, il contributo propone un ragionamento sui meccanismi neuropsicologici che potrebbero essere implicati nella cognizione del rischio. A partire dall'ingente mole di ricerche compiute negli ultimi anni in ambito neuroscientifico e avendo come sfondo la nuova concezione del funzionamento cognitivo conseguente la scoperta dei neuroni specchio, si sosterrà che la percezione/cognizione del rischio coinvolge la dinamica affordance/agency e gli stati emozionali ad essa connessi. Si avanzerà l'ipotesi che, in una data situazione, la configurazione che si viene a creare tra la rappresentazione delle "mie possibilità di azione" (agency) e le opportunità di azione offerte dalla situazionestimolo (affordances), guidi la scelta del comportamento da adottare e, nel corso degli anni, sostenga l'approccio favorevole o sfavorevole nei confronti delle sollecitazioni esterne. Partendo dall'idea di "rappresentazione" come risultato della simulazione motoria delle azioni, l'idea proposta è
  • il livello di tolleranza al rischio (nelle situazioni quotidiane) sia collegato al tipo di configurazione prodotta dai processi simulativi; questi ultimi sarebbero innescati dalla percezione delle possibilità affordative insite in una situazione rispetto alle potenzialità di azione che "mi riconosco" (autoefficacia). A livello neurale, la configurazione emergerebbe per effetto della forza sinaptica dovuta ai segnali più o meno positivi che si ricevono dall'esterno (meccanismi di ricompensa/punizione), che rinforzerebbe alcune connessioni a scapito di altre (teoria del Darwinismo neurale). Come si formano gli schemi associativi affordance/agency nel corso dell'esperienza e come emergono le configurazioni/rappresentazioni che attualizzano di volta in volta le singole risposte adattive? Quali sono le condizioni o i fattori che favoriscono lo sviluppo di un adeguato atteggiamento nei confronti del rischio, tale da evitare gli effetti, sia dell'eccessiva propensione quanto dell'avversione al rischio? Questi i temi
  • su cui il contributo intende riflettere, abbozzando risposte in linea con l'impianto concettuale adottato, nell'intento di tracciare altresi possibili piste di ricerca anche in ambito educativo e formativo. [Testo dell'editore].
  • This contribute follows an embodied perspective in proposing an argument about the neuropsychological mechanisms which are involved in risk cognition. Building on the extensive research which has recently been made in neuroscience thanks to the new conception of the cognitive functioning opened by the discovery of mirror neurons, I will sustain that the perception/cognition of risk involves the affordance/agency dynamic and the emotional states associated with it. My hypothesis is that, in a given situation, the configuration that is created between the representation of the individual 'possibilities of action' (agency) and the opportunities of action offered by the situation or stimulus (affordances) leads the choice of behaviour to be assumed and, over time, sustains the favourable or unfavourable approach to the external situation. If the 'representation', in the context of the embodied simulation, passes through sensory-motor simulation of actions, my idea is that the level of risk tolerance (in
  • situations) is related to the type of configuration produced by the processes of simulation. These would be triggered by the perception of opportunities of actions (affordance) which are implied in a given situation, in relation to the potentiality of action which are recognised by an individual (self-efficacy). At a neural level, the configuration would emerge by the synaptic force which is due to more or less positive signals that are received from the outside (reward/punishment mechanisms). This reinforces some connections to the detriment of others (neural Darwinism theory). How are associative schemas of affordance/agency formed? And how do the configuration/ representations that actualise the single adaptive responses emerge? What are the conditions and factors that promote the development of a relevant aptitude towards risk, to avoid the effects of both excessive propensity and aversion to risk? These are the main issue at stake in this paper that aims to formulate new possible research threads
  • the above mentioned conceptual framework also in the field of educational and training sciences. [Publishers' text].

Forma parte de

Ricerche di psicologia : 2, 2018