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L'orizzonte del vivente : individui, parti e sostanze in Aristotele

2011 - Tangram Edizioni Scientifiche

407 p.

  • Includes bibliographical references (p. 389-407).
  • «Il risultato fondamentale di questo studio è la chiara comprensione del perché le ‘singolarità di Schwarzschild' non esistono nella realtà fisica», (A. Einstein, Annals of Mathematics, Vol. 40/4 (1939), p. 936). Percezioni: storie individuali che si toccano. Figure, forme, punti nello spazio a cui si ancora una varietà infinita di qualità che avvertiamo in un attimo della nostra storia. Il modo in cui le qualità si ordinano in un unico campo sensoriale, facente capo alla parte centrale (il cuore) del percipiente, ci offre la controparte psicologica della sua organizzazione strutturale. Ecco l'orizzonte del vivente: un asse anomeomero e di non-contraddizione ancorato a questa parte. Localizzato in quella parte in cui il vivente intero è racchiuso in potenza, e di cui la virtualità della forma si serve per costruire l'infinita varietà degli individui.
  • L'orizzonte del vivente è la successione di punti unendo i quali si ottiene il corpo geometrico, l'insieme delle variazioni che si succedono secondo il prima e il poi nel corpo mobile percipiente; variazioni che poggiano sulla permanenza di una quantità di materia in esso costante e che si riportano tutte all'unico piano di invarianza occupato dalla parte centrale della sostanza. Tutte le determinazioni si riportano a questa parte e tutte sono dipanabili e conoscibili a partire da questa. Contrariamente all'orizzonte degli eventi (in astrofisica la superficie esterna o il contorno dei buchi neri), quella regione dello spazio-tempo oltre la quale cessa di essere possibile osservare alcunché, e in cui tutto è inghiottito dalla singolarità ed è ridotto ad un punto infinitamente piccolo alla base di un cono d'ombra, la struttura mereologica del vivente si fa attraversare completamente dal raggio di luce della nostra conoscenza.
  • Abbiamo sempre a disposizione l'essere dei viventi, poiché i viventi esistono davvero (Metaph. Z.17, 1041b4-5). Nel cosmo aristotelico, per lo meno nella regione occupata dalle sostanze mobili, sensibili e corruttibili, non si danno singolarità né coni d'ombra impercettibili – anche il semitono, in potenza nel tono, non ci sfugge quando siamo immersi nella continuità della melodia intera (De sensu 6,445b30-446a15). [Testo dell'editore]
  • Aristotle (384-322 B.C.).