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Tra finito e infinito : la cognizione astronomica di Giacomo Leopardi

2025 - Franco Angeli

71-94 p.

L'assidua osservazione del cielo stellato segnò profondamente l'animo del giovane Leopardi, contribuendo a sviluppare in lui quella intensa dimensione cosmica che pervade l'intera sua opera poetica e filosofica. Una lettura attenta dei suoi scritti dalla giovanile Storia dell'astronomia, attraverso lo Zibaldone, fino alla Ginestra rivela come il grande poeta recanatese abbia mantenuto, lungo tutto l'arco della sua vita, una lucida consapevolezza dei progressi dell'astronomia del suo tempo. Così , per Leopardi, la sconvolgente vastità dell'universo rivelata dai grandi telescopi di inizio Ottocento diventa da un lato emblema dell'apparente insignificanza dell'uomo di fronte alla natura, dall'altro specchio dell'incommensurabile grandezza del desiderio umano. L'estensione dello spazio fisico, nella sua intuizione, resta comunque finita: lo mostrano sia le sue osservazioni critiche sul sistema newtoniano, sia alcune scelte lessicali nel celeberrimo canto L'infinito. è infine

interessante confrontare l'intuizione leopardiana con la visione dell'universo offerta dalla cosmologia contemporanea, secondo cui la regione di spazio-tempo a noi accessibile è vastissima, in espansione, ma finita. La questione dell'infinità o finitudine dello spazio su scala globale resta invece aperta, benchè le misure del parametro di curvatura abbiano ormai raggiunto la precisione dello 0,1%. Lo spazio cosmico rimane forse definitivamente sospeso sul confine tra finito e infinito: una soglia tanto cara a Giacomo Leopardi. [Testo dell'editore]

The assiduous observation of the starry sky profoundly marked the young Leopardi's soul, contributing to develop in him that intense cosmic dimension that pervades his entire poetic and philosophical work. A careful reading of his writings from the youthful Storia dell'astronomia, through the Zibaldone, to the Ginestra reveals how the great poet from Recanati maintained, throughout his life, a lucid awareness of the progress of astronomy in his time. Thus, for Leopardi, the shocking vastness of the universe revealed by the great telescopes of the early 19th century became on the one hand an emblem of man's apparent insignificance in the face of nature, and on the other a mirror of the immeasurable greatness of human desire. The extension of physical space, in his intuition, nevertheless remains finite: this is shown both by his critical observations on the Newtonian system and by certain lexical choices in the celebrated song The Infinite. Finally, it is interesting to compare

Leopardi's intuition with the vision of the universe offered by contemporary cosmology, according to which the region of space-time accessible to us is vast, expanding, but finite. The question of the infinity or finitude of space on a global scale, however, remains open, although measurements of the curvature parameter have now reached the precision of 0.1 per cent. Cosmic space remains perhaps definitively suspended on the border between finite and infinite: a threshold so dear to Giacomo Leopardi. [Publisher's text]

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Rendiconti dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere : 158, 1, 2025