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L'arte della formazione in psichiatria

2022 - Franco Angeli

47-75 p.

  • Parlare di formazione in ambito psichiatrico significa affrontare un insieme di questioni che riguardano l'identità della psichiatria come espressione di un sapere e di una pratica che si riferiscono all'uomo, precisamente all'uomo che soffre. In altre parole, una riflessione sui contenuti e i principi metodologici che si ritengono idonei a formare gli operatori chiama in causa la domanda su quale sia la prima vocazione della psichiatria, quali siano, o debbano essere, i suoi presupposti e i suoi scopi.
  • C'è da chiedersi anzitutto se l'oggetto di studio e di intervento di questa disciplina sia tale da giustificare la sua collocazione nel campo della medicina; se il compito della psichiatria si esaurisca nell'esercizio della competenza clinica o se non debba contemplare una responsabilità di carattere etico e politico, nel senso di una tensione a includere nel proprio campo d'azione e di ricerca il rapporto tra follia e normalità, tra le forme di cura della sofferenza mentale e i linguaggi di una cultura della salute mentale. Senza alcuna intenzione di fissare dei limiti a un discorso che necessita di rimanere aperto e fluente, si vuole riflettere sulle potenzialità della formazione intesa come esperienza di trasformazione che coinvolge il singolo operatore e l'intero gruppo curante.
  • Partendo dalla domanda sul destino della psichiatria al cospetto delle sfide congenite alla relazione con la follia, la riflessione interroga il valore di un dialogo con la filosofia per uscire dal recinto angusto della clinica e restituire alla psichiatria il senso originario di un punto di vista privilegiato sull'essere umano. In ultimo, viene data testimonianza di un'esperienza di ricerca e formazione connaturata alla pratica terapeutica, quella che negli anni Novanta ha preso corpo dall'incontro tra la psichiatria di matrice basagliana del Centro di salute mentale di Orzinuovi e l'originale filosofia dialettica di Italo Valent. [Testo dell'editore].
  • To speak of training in the field of psychiatry is to address a set of questions concerning the identity of psychiatry as an expression of knowledge and practice that relate to humankind, especially the suffering human. In other words, a reflection on the contents and methodological principles that are considered suitable for training professionals raises the question of what the primary vocation of psychiatry is, what its assumptions and aims are, or should be. First of all, we need to ask ourselves whether the object of study and intervention of this discipline is such as to justify its place in the field of medicine; whether the task of psychiatry is limited to the exercise of clinical competence or whether it should include responsibility of an ethical and political nature, in the sense of a tendency to comprise in its field of action and research the relationship between insanity and normality, between the forms of treatment of mental suffering and the languages of a culture of mental health.
  • Without any intention to set limits to a discourse that needs to remain open and flowing, the aim is to reflect on the potential of training as an experience of transformation that involves the individual practitioner and the entire care team. Starting from the question of psychiatry's fate in the face of the challenges inherent in the relationship with insanity, the reflection examines the value of a dialogue with philosophy in order to leave the narrow confines of the clinic and restore to psychiatry the original sense of a privileged point of view on the human being. Lastly, there is the testimony of an experience of research and training intrinsic to therapeutic practice, that which took shape in the 1990s from the encounter between the Basagliainspired psychiatry of the Orzinuovi Mental Health Centre and the original dialectical philosophy of Italo Valent. [Publisher's text].

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Rivista sperimentale di freniatria : la rivista dei servizi di salute mentale : CXLVI, 1, 2022