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Con pura passione : dall'"itale glorie" di Foscolo all'"umile Italia" di Pasolini

2016 - Edisud

367 p. : col. ill.

  • Includes bibliographical references and index.
  • L'aspetto più squisitamente letterario della prima parte di Con pura passione. Dall'«itale glorie» di Foscolo all'«umile Italia» di Pasolini è rivolto a indagare le strutture profonde e le forme espressive delle opere foscoliane, in un continuo scambio con il contesto socio-politico e con le coordinate culturali del loro tempo, sì che poesia e storia ricevono reciprocamente da questo tipo di analisi spessore, respiro e significato. Su tale sfondo Alberto Granese proietta eventi e personaggi: il riformismo illuministico e la rivoluzione napoletana del 1799, l'intensa attività politica degli esuli meridionali a Milano e la geniale e complessa personalità di Napoleone Bonaparte.
  • Nell'«Intermezzo», pausa riflessiva al centro del libro, illumina, prima, il rapporto delle letterature occidentali moderne con le opere della civiltà greco-romana, a suo avviso, condizionato dalle autorappresentazioni e dalle autodefinizioni che la Modernità, attraverso l'insieme delle sue istituzioni, dà di se stessa, poi, l'idea della composizione poetica come partitura, che implica l'equazione pittura-poesia-musica, la corrispondenza sotterranea dei sensi, captata da Baudelaire, la sinestesia tra le arti, avvalorata da Rimbaud, la supremazia della musica anche nei versi e nei colori, sostenuta da Verlaine.
  • Nella seconda sezione del volume, partendo da un'intuizione originale sull'amicizia "underground" di Moravia e Pasolini, Granese rileva che i personaggi di La ciociara subiscono la guerra, non la incontrano direttamente: Moravia non racconta particolari eventi bellici, ma i loro riflessi fisici, psichici ed etici, connotati da un'irreversibile profanazione della personalità umana, trasformandone o addirittura ribaltandone i comportamenti; pertanto, la guerra è considerata non in sé, ma in rapporto all'istruzione, all'educazione, alla cultura, o meglio in rapporto al loro uso.
  • Interpreta, quindi, il "Discorso della Montagna" nel Vangelo secondo Matteo come una sorta di 'specchio' per una vita cristiana, che annunzia il suo evolversi, attraverso il 'Testo-Cristo', verso un'assoluta eticizzazione e una totale interiorizzazione dei suoi insegnamenti, che, per il Pasolini dei primi Anni Sessanta, piombano sul consumismo omologante della società industrializzata e neocapitalistica, sull'universo "orrendo" dell'alienazione contemporanea, sul suo fondamentale conformismo, tutti stigmatizzati come "infernali" nella Divina Mimesis, non rifacimento o riscrittura, com'è stata considerata, ma intelligente reinvenzione del senso autentico del messaggio dantesco della Commedia, colto nella sua essenziale profondità e calato nell'ambigua modernità.
  • Non solo quest'opera va considerata, secondo Granese, il vero 'testamento' dell'autore, perché, a differenza del romanzo Petrolio, realmente uscito postumo, è l'ultima composizione scritta a cui ha personalmente dato il 'si stampi', imprimendovi, quindi, la volontà di aprirla alla fruizione del pubblico dei lettori, ma la sua produzione letteraria e cinematografica, complessivamente letta in un'ininterrotta, duplice componente, visionaria e storica, scopre anche e soprattutto un Pasolini che riesce a essere nello stesso tempo poeta di inquieta tensione conoscitiva e intellettuale civilmente impegnato [testo dell'editore].
  • Ugo Foscolo (1778-1827); Pier Paolo Pasolini (1922-1975).
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