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I romanzi calabresi di Fortunato Seminara

2004 - Luigi Pellegrini

510 p.

  • La narrativa di Seminara, uno scrittore vissuto a diretto contatto con la realtà rurale della sua terra, nasce da un intento di demistificazione letteraria. La sua produzione, dai romanzi ai saggi, è strumento di documentazione e denuncia, mira a far conoscere fatti e figure della Calabria, una terra assente dalla narrativa ufficiale e che perciò ha paragonato "ad un pianeta lontano e sconosciuto". Tutta la sua opera è espressione dei problemi e dei fenomeni economico-politico-sociali con cui è venuto a contatto vivendo, giorno per giorno, accanto ai contadini, condividendone le ansietà, le frustrazioni, le sconfitte e, soprattutto, le speranze: in questo senso lo status di scrittore-contadino esibito dallo scrittore lo apparenta a Tolstoj, del quale Lenin ha detto che la cosa più prodigiosa è "quel suo tono contadinesco, quella sua mentalità di contadino", per cui nello scrittore russo "si è incarnato il contadino autentico.
  • Prima che questo conte fosse venuto, non esisteva un vero contadino nella letteratura". Dall'analisi dei romanzi che si sono affrontati (Le baracche, La masseria, Il vento nell'oliveto, Disgrazia in casa Amato, La fidanzata impiccata e L'arca) emerge un largo affresco di più di mezzo secolo di storia della società calabrese, una società arcaica e primitiva che si evolve verso forme moderne. Fatti e situazioni sono specifici di una Calabria provinciale e contadina, ma acquistano una valenza universale, nel senso che i contadini che popolano le opere di Seminara assumono sulle loro spalle il carico esemplare d'un ceto oppresso che non conosce latitudini specifiche di collocazione. [Testo dell'editore].