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Che secolo è stato, in Italia, il Novecento? Che vie ha intrapreso? Che tipo di contestazioni ha ricevuto? Seppure universalmente dominante (soprattutto nelle Americhe e nel Terzo Mondo), in Italia il genere del romanzo non ha mostrato la forza che ha avuto altrove, mentre originale e convincente è stato il percorso d'una prosa spuria, di statuto plurale, nutrita di immaginazione saggistica. Entro questa prospettiva, il libro si propone di riaprire il dossier e di riverificare la qualità di alcune importanti esperienze.
Le fughe, intanto: quelle, appunto, dal centro romanzesco in direzione della sua periferia, diciamo così sperimentale (Volponi, Bianciardi, Consolo, Pontiggia e altri ancora). Le rincorse poi: quelle fatte mirando a riagganciare la tradizione romanzesca, per provare a riproporla in diversa guisa (Alvaro, Moravia, Soldati, Bassani, Cassola, la stupefacente e esplosiva, magnificamente anacronistica Morante, e tanti altri ancora). Non poteva mancare, ovviamente, un confronto con quella che ha dato i migliori risultati nel secolo appena trascorso, ovvero la prosa critica: Garboli, Baldacci, Berardinelli e altri ancora. [Testo dell'editore]