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Perin del Vaga, Giovanni da Udine, Marcello Venusti : Madonne in Galleria Borghese : studi e restauro

2014 - Gangemi Editore

100 p.

  • Il restauro, a opera di Paola Tollo, di due dipinti cinquecenteschi della Galleria Borghese ha dato risultati eccellenti che favoriscono un riesame di alcuni aspetti, inerenti al patrimonio rinascimentale e manierista della Galleria stessa, di notevole interesse storico - artistico. La Madonna col Bambino (inv. 393) è ora riferita da Kristina Herrmann Fiore a Perin del Vaga per quel che riguarda le figure e a Giovanni da Udine per quel che riguarda il rimanente della composizione, mentre la Madonna col Bambino e s. Giuseppe (inv. 392) già attribuita a Marcello Venusti viene confermata dalla Herrmann Fiore al pittore lombardo e riemerge dalla pulitura in tutto il suo splendore cromatico. Le due opere rappresentano bene due momenti del manierismo romano. Per quel che riguarda Perin del Vaga va rimarcata la qualità dell'opera che esalta l'aspetto più monumentale e "solido" di Perino, tipico del maestro dall'esordio nelle Logge Vaticane fino alle estreme imprese in Catel s. Angelo interrotte.
  • dalla morte. In quest'opera ora restaurata la cospicua Natura morta e l'immagine elegante del gruccione indiano sono acutamente attribuiti dalla Herrmann Fiore, che ha diretto i restauri e ha sviluppato una ampia e articolata ricerca sulle due opere, a Giovanni da Udine inquadrando il dipinto in una fase ben precisa dell'attività dei due pittori. Perino rispetta la sua formazione raffaellesca e ne dà una versione larga di forme e sintetica nella conduzione delle parti. è la lezione che il maestro consegnerà a una schiera di seguaci ed estimatori, da Siciolante a Luzio Romano, da Domenico Zaga a Pellegrino Tibaldi a Marco Pino, per citare soltanto i più noti, che per ragioni diverse si collegheranno proprio a opere di questo tipo.E tanto più interessante risulta il confronto con l'altro quadro restaurato della Borghese, la Sacra Famiglia di Marcello Venusti. Circa quaranta anni separano le due opere ma bisogna ammettere che la discendenza e l'appartenenza a una comune civiltà figurativa.
  • sono evidenti. Il restauro rende oggi perfettamente intellegibile l'opera venustiana e la soddisfazione è notevole. La delicatezza e morbidezza assoluta del colore, la finezza dei passaggi di ombra e luce, la qualità intrinseca della materia veramente preziosa e soffusa di intimo sentimento risaltano adesso come meglio non si potrebbe desiderare. Sia Perino sia Venusti vissero in profondità le ragioni e le contraddizioni della grande età rinascimentale, tra Raffaello e Michelangelo e le conseguenze di tale situazione si sentono bene sia nel lavoro di Perino sia nella eccellente opera del Venusti. I caratteri che sono stati sempre evidenziati nella maniera Marcello Venusti sono ben rintracciabili nel quadro ora restaurato. Venusti rappresenta un momento di totale controllo della tecnica e dell'espressione e le circostanze attuali sono più che mature per intenderne appieno il significato.Ecco, allora, che due opere fino a oggi considerate a diverso titolo "minori" nel patrimonio enorme della.
  • Galleria riacquistano il loro pieno valore.Tutto ciò grazie all'impegno generoso e consapevole della Fondazione Paola Droghetti, la cui benemerita attività a favore delle Belle Arti e del restauro in particolare è ormai diventata una nuova certezza per il nostro Paese e la Soprintendenza è orgogliosa di collaborare, di tempo in tempo, con la Fondazione nel comune obbiettivo di un ampliamento costante delle ricerche storico - artistiche e degli interventi di conservazione.[Claudio Strinati, Soprintendente del Polo Museale Romano]. [Testo dell'editore].
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